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Mostrarsi e scomparire

Che cosa può dire la parola? Può davvero ambire a decifrare, o anche soltanto a rappresentare, in maniera non approssimativa, la cosiddetta realtà? Tra la parola e il mondo è sempre in atto una contesa, un aspro gioco ricolmo di speranze precipitate e di fallimenti, o di tentazioni illusive e di fraintendimenti di non vicaria importanza. La parola non è il mondo e non è ciò che pensiamo di vedere; la sua natura labirintica, il suo continuo impulso alla rettorica e al nascondimento, il suo mascherare e alterare la natura degli eventi ci fanno intendere che mai sarà possibile, finalmente, descrivere ciò che si mostra; oppure dire (o narrare o spiegare) ciò che siamo. La scrittura d’arte, poi, è una specie di ragna dentro una ragna: un labirinto moltiplicato, un travestimento e una mimetizzazione che rende più spesso e pesante il velo ingannatore che sempre ci impedisce di mirare (e poi di penetrare a fondo, entro la sua ultima verità) l’essenza autentica del mondo. Ciò che

Sanguineti e il buco buio del suo silenzio

Petrarca e lo specchio rovesciato dell'amore

I veleni e i contravveleni della poesia italiana

I colori di Rimbaud (e l’orrore del tempo che dobbiamo riempire)

Ars contra vitam. Poesia e intermissione della vita

Apollinaire, "Costellazione"

Giuseppe Ungaretti: Che cos'è la poesia?